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E che il modo sia sano!


"Che il modo di approcciarsi a questa nuova e vecchia agricoltura sia sano..." Questo si augura nelle parole finali della sua testimonianza Ludovico, il titolare dell'azienda agricola Montesegnale; un concetto che mi ha stimolato e che ha dato il via a pensieri e riflessioni, ma questo accade solo perché amo fortemente la terra e ancor più le persone che la rendono vitale. Quando ami accade che esalti, onori e vorresti che tutti vedessero ciò che tu provi ma sai anche perfettamente dove sono le falle, le insidie, le ingiustizie: perché se ami difendi.


Il chiaro concetto di Ludovico dovremmo in ogni momento tenerlo molto bene in considerazione affinchè le nostre scelte alimentari si dirigano verso gli alimenti che non creano disastri al suolo, al pianeta e alle persone: non solo a chi li acquista ma anche chi lavora per produrli. Lo so, è difficile credere di poter contribuire a questo disastro mettendo le mani sul carrello per la spesa e infilandoci ad esempio 1 kg di farina convenzionale tipo "00" di una qualsiasi marca tra quelle più blasonate per 2, 3 o 4 volte al mese; capisco anche che sia molto complicato sentire la responsabilità di agevolare lo sfruttamento dei braccianti nelle piantagioni di pomodori nel sud Italia (e nel resto del mondo), solo perché si acquista qualche vasetto di passata da 1 e 20 euro l'uno alla settimana.


Ma la riflessione dobbiamo farla considerando i milioni di acquirenti che siamo e non esclusivamente noi in quanto singoli fruitori.


Ad esempio, per produrre 1 kg di passata di pomodoro industriale i costi vengono distribuiti indicativamente così. Circa il 90% viene generato dalle spese di trasformazione, confezionamento, trasporto e pubblicità che pesano per un 40% , mentre l'IVA e il guadagno del rivenditore della grande distribuzione contano per l'altro 50%. Il costo della materia prima alimentare, che tra l'altro non nutre nella maniera migliore perchè da ormai 50 anni ha persoso sapori e proprietà nutrizionali ma semplicemente riempie lo stomaco, incide per una quota attorno al 10%: è incredibile ma è vero.


L'incidenza del costo della materia prima, soprattutto per i prodotti di ampio consumo, all'interno del totale dei costi industriali del cibo destinato alla grande distribuzione, deve e dovrà essere sempre più bassa perché la concorrenza tra le aziende avviene grazie al ribasso dei prezzi delle materie prime alimentari agricole affinché si possano commercializzare alimenti "da discount"; ma più noi permettiamo che questo ciclo disastroso si perpetui, più gli alimenti restano lontani dalla migliore capacità e densità nutrizionale e maggiormente il suolo viene trasformato in un semplice supporto, come un vaso di plastica per fiori di plastica, grazie alla chimica che se ne fotte della vita dei terreni e della natura e non considera assolutamente le proprietà nutrizionali, quindi vitali, degli alimenti; basta che costino poco per guadagnare sempre più e se poi nascono allergie, intolleranze, patologie alimentari ci penseranno le multinazionali farmaceutiche che spesso possiedono anche industrie alimentari, o per meglio dire "disalimentari". Che sia chiaro, i dati che ho riportato li trovate ovunque da liberi cittadini e consumatori attenti come ho fatto io, ad esempio nei vari siti delle associazioni legate al consumo oppure in quelli delle testate specializzate che tutelano l'alimentazione, ma anche nei pochi contenitori televisivi dedicati alle inchieste e qualcuno l'ho frequentato durante gli anni di lavoro televisivo: quindi le cose le ho cercate e le so.


Ma qual'è il problema, nel senso, dove sta il vero danno?


Il disastro è che per mettere in moto un sistema come questo, lo capite bene, per massimizzare i guadagni riducendo sempre più i costi bisogna estendere il più possibile le aree coltivate e parlo di milioni di ettari di terra che viene ridotta a produrre forzatamente con l'aiuto della chimica di sintesi e piantando continuamente la stessa coltura, pratica che ammazza le capacità di vita del suolo che comunque muore anche per l'uso della chimica da laboratorio. Habitat trucidati in tutto il mondo proprio perché queste aziende per restare all'interno del meccanismo da discount ma guadagnando sempre più, spremono la natura e i paesi poveri dove producono o dai quali attingono le materie prime, alimentando disastri ambientali in qualsiasi parte del pianeta e certamente anche in Italia. Per la farina, per la pasta, per l'olio, per la carne, il latte, il pane e così via vale lo stesso ragionamento in linea di massima, magari con proporzioni differenti, ma con il medesimo scopo: la materia prima deve costare sempre meno al trasformatore e produttore industriale e più il gruppo alimentare è imponente assumendo l'aspetto della multinazionale che vende nel mondo e maggiormente crea danni e alimenti di scarso livello nutrizionale. Forse per qualche marchio accade in maniera più importante e per altri meno, ma l'industria dell'alimentazione di base deve per forza commercializzare alimenti sempre meno costosi e validi nutrizionalmente e non può scegliere di alimentarci al meglio salvaguardando la terra e la sua natura, perché non vuole che questo sia il fine altrimenti fallirebbe; anche perché gode della complicità di un sistema che la protegge, ma in che modo?


Voi avete mai sentito dire che le industrie abbiano pagato per i danni certificati e visibili continuamente inflitti all'ambiente? È mai stato definito un limite di proprietà nutrizionali degli alimenti primari al di sotto del quale non si possono più commercializzare? Qualcuno entra nelle scuole a educare i bambini al cibo sano e giusto eticamente? Vi siete mai chiesti come sia possibile vedere continuamente pubblicizzate diete di qualsiasi tipo che ci insegnano cosa "non mangiare" e invece al contrario non esista una diffusione massiccia di metodi per imparare "come nutrirsi di alimenti migliori"?


E' quindi chiaro che questi meccanismi perversi radicati nella catena alimentare industriale abbiano vita facile. E nemmeno dobbiamo più credere alla storia che siamo tanti, troppi, motivo per cui la produzione industriale alimentare e la grande distribuzione saranno l'unica soluzione per sfamarci, perché praticamente in qualsiasi città, chiunque ha vicino a sé almeno uno o due mercati contadini a settimana oppure gli stessi contadini locali in persona capaci anche di organizzarsi per consegnare il cibo a casa nostra e queste risorse le troviamo nel raggio di massimo 10 chilometri: se noi usassimo sempre più questo modo di alimentarci aumenterebbero i mercati e i contadini produrrebbero di più e la terra starebbe definitivamente meglio anziché essere impermeabilizzata e mercificata.


Quindi alla fine che cosa accade quando prendiamo un prodotto dallo scaffale?


Innanzitutto succede che stiamo acquistando qualcosa che assomiglia a un alimento ma che non possiede le migliori capacità nutrizionali che possono derivare esclusivamente da un terreno sano e pulito; poi significa che stiamo foraggiando un meccanismo dove il valore dell'alimento conta per il 10, forse il 12 o magari il 15 % al massimo, mentre tutto il resto è il guadagno del sistema della catena alimentare industriale. Ma quel barattolo che acquistiamo si porta dentro anche lo spot pubblicitario di un produttore che vi racconta "la passione nel creare alimenti naturali" (e via con le musiche emozionali di sottofondo e le immagini suggestive di campi al sole) dove quella passione pubblicizzata non è rivolta all'alimento dello spot perché quello conta per il 10 o 15% sul costo finale, ma in realtà è la passione per l'altro 90% e cioè anche e soprattutto per il guadagno. (se vi va di sorridere riflettendo andate a questo link e guardate i video).


Generare alimenti sani in maniera etica costa tempo, fatica, pratiche agricole oneste e virtuose ed è il lavoro che fanno i tanti piccoli contadini curando la loro terra. Non esiste nulla di più sostenibile, etico e sociale degli alimenti locali e contadini perché tutto il resto diventa pubblicità, inquinamento, cibo scarsamente nutriente o spazzatura per il nostro cervello; solo gli alimenti che eventualmente auto produciamo per l'autoconsumo potrebbero essere ancora più sostenibili se creati rispettando il suolo e natura.


Per migliorare la nostra salute e quella della terra io non vedo strada che non passi per la tutela del suolo e degli alimenti servendoci da chi mette a disposizione le sue risorse localmente. Dobbiamo ringraziare ogni giorno i giovani contadini come Ludovico che si prendono il rischio e la responsabilità di cambiare completamente vita solo per migliorare la propria esistenza e quella di noi tutti aiutando il suolo. E poi detto tra noi, ma quanto sono monotoni sti carrelli, sti scaffali e sti alimenti tristemente ammassati e tutti uguali nelle forme e nel colore: che palle! Ma volete mettere quel mortorio alimentare rispetto alla natura e al paesaggio vivi?


Guardate il video e "ragionateci sopra" :)



Cliccate qui sotto per ascoltare la testimonianza.

Spero che questo mio lavoro vi ispiri affinché possiate iniziare a scegliere alimenti locali e vicini che per nascere, crescere e raggiungerci non consumino il nostro ambiente ma creino buona salute e della sana socialità. Se questa realtà si trova nella vostra zona contattatela per comprendere in che maniera potrete servirvi delle sue risorse oppure per ispirarvi e realizzare il vostro progetto.


Agricola Montesegnale, Località Montesegnale snc, Bolsena, Lazio

320 794 3089 • montesegnale@gmail.com


La nostra terra e la vostra salute vi ringraziano.

 



 

CHIUNQUE SIA ARRIVATO FIN QUI, ORA POSSIEDE IL GRANDE POTERE DI DARE FORZA AL PROGETTO CONDIVIDENDO IL PIU' POSSIBILE QUESTA TESTIMONIANZA, AFFINCHE' AUMENTI SEMPRE PIU' IL NUMERO DI PERSONE CHE COMPIONO LE SCELTE GIUSTE PER LA PROPRIA SALUTE E PER QUELLA DELLA TERRA.

 
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