Dal primo giorno ho detto "basta!"
- Furio Busignani
- 14 giu
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 16 giu

Entriamo in un supermercato dove ormai ogni prodotto è “amico dell’ambiente e della nostra salute”; talmente amico che, appena mettiamo le mani sul carrello, una ventata di aria fresca ci solletica i capelli e il profumo delle baguette appena sfornate guida i nostri sensi, anche se quei filoncini ruffiani arrivano ogni giorno congelati come degli stoccafissi e non sapremo mai che grani siano stati adoperati, da dove provengano e come siano stati coltivati: bastano il profumo, il calore sulla mano e quel nome francese fighetto.
Non ci rendiamo conto che il carrello che spingiamo non lo stiamo guidando noi, e tra le luci al neon e i colori saturi restiamo fermamente convinti di poter scegliere, mentre invece siamo nell’unico luogo dove in realtà non si vende cibo, ma l’illusione di avere una scelta. Quel carrello è come un aratro moderno, ma non solca la terra; incide sempre e solo noi: la nostra nutrizione, la nostra cultura, la nostra socialità, la nostra sostenibilità mentale e umanità. Siamo certi di guidarlo, ma lui ha già una traiettoria ben tracciata, disegnata da chi ha costruito l’illusoria e bugiarda pubblicità – unica rappresentazione nella quale i cibi appaiono perfetti e impeccabili, “figli dell’aria, nati dall’acqua pura e dalla terra madre”: la stessa terra che però rischia di non avere più figli, proprio a causa dei suoi figli.
Il carrello che spingiamo tra gli scaffali, i cartelli gialli, le offerte a tempo che ci distraggono e ci attraggono come bombe emotive, è un carrello in realtà vuoto dell'essenziale - come comprare scarpe senza suola, frullatori senza lame, case senza fondamenta - perché nessuno parla della Terra, del Suolo dal quale viene quel pomodoro carmesi, dal maquillage intatto, talmente lucido che ti ci puoi specchiare. Non ci mostrano le mani che hanno curato quel suolo e che l’hanno colto, perché è nato in una serra sterile, da terra malata, lontana dal reale respiro della Natura e quindi della Vita: è cresciuto su un terreno esausto e svuotato della sua anima.
E i contadini? Quelli veri, quelli che come “La Chiarella” conoscono il ritmo delle stagioni, l'importanza delle api e il nome dei loro animali? Quelli che non hanno giustamente spazio qui, non entrano nei supermercati, non hanno il codice a barre, non vivono di logiche di profitto.
E non ci rendiamo nemmeno conto dei trucchi con i quali ci moralizzano sul tema dello spreco, per poi potere, loro, sprecare suolo e ambiente ma venderci le geniali monoporzioni da 1 euro di rucola, di songino, di spinacino, di insalata iceberg – il tutto imbustato rigorosamente nella plastica. “Consuma quello che ti serve”, “pratiche porzioni: costano poco ed eviti lo spreco”, “viviamo meglio tutti, compreso il pianeta, e tu spendi meno”. Ma se abbassiamo lo sguardo sul cartellino della descrizione con il prezzo della confezione, scritto a caratteri lillipuziani, troviamo stampato il vero prezzo: 7, 8, 9 euro al chilogrammo; però non troviamo citato il fatto che stiamo generando un rifiuto di plastica per assimilare un alimento con caratteristiche nutrizionali inesistenti, e che per essere prodotto tutto l’anno ha inquinato aria, acqua, terra, la natura vegetale e quella animale sopra e sotto quella terra, anziché tutelare terre, territori e ambiente. Ci parlano di benessere, di sostenibilità, di felicità, di bontà, grazie a un font elegante e un paesaggio disegnato a pastello: tutte menzogne. E finché ci alimentano a menzogne, il gioco economico a loro favore va alla grande.
Dietro quegli oggetti commestibili c’è la stessa industria, gli stessi nastri trasportatori, gli stessi camion che attraversano il continente bruciando gasolio e illusioni. Ogni prodotto che tocchiamo ha un prezzo occulto: quello dell’acqua avvelenata dai pesticidi, della terra sfinita, delle foreste abbattute per realizzare piantagioni che agiscono in maniera infinita e sterile su un Pianeta sfinito.
La sostenibilità è diventata un bollino verde, finto e attaccato in fretta da chi ha capito che ha la continua necessità di apparire amico del pianeta agli occhi degli acquirenti, senza però cessare, dietro le quinte, di svuotare suolo e Natura – quindi la nostra vita – col sorriso del proprio conto in banca.
Per queste e molte altre ragioni è fondamentale proteggere aziende agricole di prossimità come "La Chiarella" di Simona e Sergio; lo dobbiamo fare noi acquirenti perché abbiamo il diritto di nutrirci tutelando la nostra salute, magari mangiando meno e meglio, visto che gli alimenti sono la prima possibilità di cura che la Natura ci mette a disposizione; ma abbiamo anche il dovere di servirci delle sue risorse, affinché la "sostenibilità" diventi anche la possibilità, per agricoltori come Sergio e Simona, di continuare a connetterci con la salute della terra nutrice e quindi dell'esistenza.
Cliccate qui sotto per ascoltare la testimonianza di Simona e Sergio - La Chiarella
Spero che il mio lavoro vi ispiri affinché possiate iniziare a scegliere alimenti locali e vicini che per nascere, crescere e raggiungerci non consumino il nostro ambiente ma creino buona salute e della sana socialità. Se questa realtà si trova nella vostra zona contattatela per comprendere in che maniera potrete servirvi delle sue risorse oppure per ispirarvi e realizzare il vostro progetto.
La Chiarella - Cascina Chiarella, 9 - 15070 Lerma (AL)
Telefono: +39 349 319 1912 (Sergio - 3470406816 (Simona) • Email: info@lachiarella.it
CHIUNQUE SIA ARRIVATO FIN QUI, ORA POSSIEDE IL GRANDE POTERE DI DARE FORZA AL PROGETTO CONDIVIDENDO IL PIU' POSSIBILE QUESTA TESTIMONIANZA, AFFINCHE' AUMENTI SEMPRE PIU' IL NUMERO DI PERSONE CHE COMPIONO LE SCELTE GIUSTE PER LA PROPRIA SALUTE E PER QUELLA DELLA TERRA.
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